Dal Corriere della Sera: stop ai pregiudizi!
Mi
è capitato di leggere questo articolo sul Corriere
della Sera,
nella sezione Salute, in cui si parla di psoriasi
e del fatto che moltissima gente nutre dei pregiudizi nei confronti
di chi ne è affetto.
Tutto
ciò è dovuto al fatto che chi ne soffre presenta sulla pelle delle
placche e delle desquamazioni, diciamo così, non molto "invitanti".
Io
ho ereditato la psoriasi da mio nonno materno e sono sette anni che
ne soffro visivamente: a scuola i miei compagni mi chiedevano che
cosa avessi sui gomiti o perché avessi tanta forfora. E
io ogni volta dovevo spiegare che era psoriasi: una malattia cronica,
psicosomatica e che non riuscivo a controllare. Tengo a sottolineare
che nelle intenzioni della mia famiglia e dei miei veri amici non c'è mai stata cattiveria
anzi, si sono sempre interessati alla mia salute e ai miei
miglioramenti, ma il fatto è che molte persone non sanno che cosa sia
la psoriasi né ne hanno mai sentito parlare. Per questo si parla di
ignoranza, considerando che pochi sono informati e preparati
sull'argomento. Fatto sta che per molto tempo quando uscivo indossavo
maglie a maniche lunghe anche d'estate perché mi vergognavo della
condizione della mia pelle. Idem per i capelli: li tenevo sempre
legati per non "sporcarmi" le spalle.
Penso
che sia normale che una persona che non conosce questa malattia e che
la vede per la prima volta sulla pelle di qualcun altro, pensi che
possa essere una malattia contagiosa o raccapricciante, in fin dei
conti la storia ci ha insegnato anche questo, basti pensare
alla peste, raccontata ai tempi dell'antica Roma, fino ad
arrivare a I promessi Sposi del Manzoni: i malati venivano
letteralmente isolati e lasciati morire. Questo per dire che il vero
problema odierno è che siamo abituati a vedere la diversità
come un fattore negativo poiché estraneo alla nostra vita e
alle nostre abitudini, perciò ci sentiamo in un certo senso
spiazzati di fronte a qualcosa di cui non sappiamo nulla;
automaticamente ci sentiamo minacciati da questa novità e la
reazione primaria è quella di scappare, screditarla o attaccarla.
Infondo, l'attacco è la miglior difesa, giusto?
In
effetti non si può non tener conto dell'ignoranza che purtroppo
persiste nella società ma ciò che vorrei sottolineare è che da
quando non mi interesso più del giudizio altrui, la mia pelle è molto migliorata. Non bisogna aver paura
della psoriasi perché, più permettiamo che essa ci ossessioni,
peggio è. La pelle guarisce in fretta e in molti casi le chiazze
possono scomparire, quindi non si deve perdere fiducia ma imparare a
convivere con questa malattia, che purtroppo è cronica e piuttosto
provare a capirla,
considerando che possiamo interpretarla come lo specchio di ciò che
abbiamo “dentro”.
Ho
23 anni e la psoriasi mi ha creato problemi e imbarazzi. Poi, dopo
svariate cure mediche, ho capito che la situazione sarebbe potuta
cambiare, anzi sicuramente l'avrebbe fatto! Ma il miglioramento
dipende da noi e da quando l'ho capito non ne soffro quasi più (se non in periodi veramente
stressanti). Cerco di mangiare il meglio possibile e fare tanta
attività fisica. Circondiamoci di persone positive che siano
disposte ad ascoltarci e chiederci come stiamo, piuttosto che
isolarci o prenderci in giro. Non ci dobbiamo vergognare di una malattia cronica che NON
è contagiosa ma che anzi, ci rende più sensibili ed emotivi
rispetto a tutti gli altri.
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